Domani è il grande giorno! Esperimenti in giro per le strade.. cosa farà la gente secondo voi?

Domani è il grande giorno! Esperimenti in giro per le strade.. cosa farà la gente secondo voi?

lunedì 26 novembre 2012

ESPERIMENTI - PARTE 2

Finora abbiamo tracciato un quadro preoccupante. Ma siamo davvero sempre così egoisti e insensibili o esistono delle eccezioni?

Alcuni episodi verificatisi in contesti ecologici sembrano dare qualche speranza, supportati dai risultati di studi successivi.
Per esempio, Elliot Aronson, uno dei massimi studiosi di psicologia sociale, racconta in uno dei suoi libri (L'Animale Sociale, 2006, Apogeo) un episodio successogli in campeggio: di notte sentì un urlo provenire da un'altra tenda e quando aprì per vedere cos'era successo vide che decine di altri campeggiatori, contro ogni previsione, si erano già fiondati nei pressi della tenda per verificare che fosse tutto a posto. Cosa aveva spinto queste persone a intervenire? Cosa c'era di diverso rispetto, ad esempio, al caso Genovese?

Alcuni studiosi hanno scoperto che, oltre alla poca numerosità dei testimoni, uno dei fattori che può aumentare le probabilità di soccorso è il TROVARSI IN UN AMBIENTE CHIUSO, IN UNA SITUAZIONE IN CUI SI CONDIVIDONO LE STESSE FATICHE E GLI STESSI PROBLEMI e in cui non ci sia POSSIBILITÀ DI FUGA.



Piliavin e colleghi (1969) condussero una serie di esperimenti nella metropolitana di New York in cui un loro complice fingeva di inciampare e cadere nel mezzo di una carrozza. Nel 95% dei casi veniva aiutato immediatamente, anche quando aveva in mano una bottiglia o puzzava di alcool!

mercoledì 21 novembre 2012

ESPERIMENTI: MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI?

Per capire meglio quali fossero i meccanismi del disimpegno, alcuni psicologi hanno organizzato esperimenti in ambienti controllati. Eccone di seguito alcuni.

DARLEY & LATANE, 1970
Il NUMERO DI TESTIMONI che assiste ad un'emergenza influenza l'intervento?
Una donna chiede a un gruppo di studenti di compilare un questionario. La donna va in una stanza adiacente e dopo qualche minuto inizia a uscire del fumo dalla porta. Ci sono due condizioni sperimentali: nella prima il soggetto è da solo nella stanza, nella seconda è insieme ad altri studenti, complici dello sperimentatore, addestrati a non intervenire.
La maggior parte dei soggetti soli interviene, mentre quelli nella seconda condizione accettano come parametro il comportamento del gruppo e si uniformano.

 

DARLEY & BATSON, 1973
Gli sperimentatori reclutano dei seminaristi per tenere un discorso sulla parabola del BUON SAMARITANO. Tutti i concorrenti sono riuniti in una stanza per studiare il loro discorso, poi dovranno recarsi in un altro edificio per presentarlo. Ad un gruppo veniva detto che era in ritardo e doveva affrettarsi all'appuntamento, all'altro gruppo che erano in orario. Lungo il tragitto incontravano un uomo che si era visibilmente fatto male.
Più della metà del gruppo in orario si ferma a prestare aiuto, mentre solo il 10% dei ritardatari soccorre l'uomo.
Anche le persone più insospettabili, come i seminaristi, non agiscono se l'intervento può comportare dei sacrifici o dei costi.

domenica 18 novembre 2012

UN CASO DI CRONACA EMBLEMATICO: KITTY GENOVESE

Era una fredda notte del 1964 quando Kitty, una cameriera di New York, rientrava a casa dopo il lavoro. Parcheggiò la macchina nel suo quartiere, a pochi passi dalla sua casa, quando un uomo la aggredì piantandole due coltellate nella schiena. La ragazza urlò e si calcola che almeno 38 persone quella notte si affacciarono alla finestra, nonostante fosse molto tardi. Ma nessuno intervenne nè chiamò aiuto. PERCHÉ? 
Furono avviate una serie di indagini per trovare un movente al delitto (per saperne di più clicca qui) e catturare l'assassino. Ma soprattutto gli psicologi si preoccuparono di studiare quello che in seguito verrà chiamato "EFFETTO SPETTATORE" o "CONFORMISMO DEL TESTIMONE". Dopo che le 38 persone che si erano affacciate vennero interrogate, la maggior parte di loro si giustificò dicendo che non era intervenuta perché NON VOLEVA ESSERE COINVOLTA.


mercoledì 14 novembre 2012

MA DI COSA STIAMO PARLANDO??

In questo blog ci occuperemo di un fenomeno molto studiato in psicologia sociale: la DIFFUSIONE DI RESPONSABILITÀ. Questa espressione si riferisce a tutte quelle circostanze in cui, circondati da molte altre persone, non ci sentiamo in dovere di reagire di fronte a situazioni di emergenza. In fondo, se ci sono tante persone presenti, perché dobbiamo essere PROPRIO NOI a farci coinvolgere in situazioni scomode, pericolose o poco piacevoli?

Nella società attuale sembriamo aver dimenticato l'importanza dell'aiutarsi a vicenda. C'è chi è apatico nei confronti della realtà quotidiana, chi semplicemente è troppo pigro per reagire, perché "tutti noi abbiamo i nostri problemi, mica dobbiamo farci carico anche di quelli degli altri! Non è un problema mio almeno finchè non mi riguarda DA VICINO" ... Quante volte lo abbiamo detto? Spesso, invece, siamo bravi solo a parole o ci vantiamo con gli amici di essere persone altruiste e solidali. Ma nelle situazioni concrete come ce la caveremmo? La letteratura psicologica a riguardo non è molto incoraggiante. La verità sembra essere che, dalle situazioni più generali a quelle più particolari, tutti, in fondo, siamo un po' menefreghisti.

"Ognuno è responsabile di tutti. Ognuno da solo è responsabile di tutti. Ognuno è l'UNICO responsabile di tutti" (A. De Saint-Exupèry)